mercoledì 29 agosto 2018

andare ai mercati – 301


ogni giorno leggo dei mercati sui quotidiani online italiani, soprattutto su uno, per il quale la parola e` un mantra.
Notizie economiche e finanziarie, aggiornamenti dai mercati europei e mondiali, tassi di cambio, materie prime, obbligazioni, titoli di stato italiani e europei.
La Turchia spaventa i mercati, Milano perde il 2,5%
A questo punto, nell'ottica dei mercati quali sono gli sviluppi migliori e peggiori?
ho preso tre citazioni a caso da Repubblica, dato che potremmo considerarlo quasi l'organo ufficiale dei mercati.
- ora che mi ci fate fare caso, questa parola non ricorre MAI nella stampa tedesca: faccio fatica perfino a pensarla in tedesco -
e io ho la tentazione, puerile anche lei di sentirmi ancora bambino (scusate la divagazione davvero stupida, che squalifica da sola il mio post).
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oggi andiamo al mercato, dice mia madre, mettendo il vestito a fiori: e` ancora (o di nuovo?) giovane ed e` una giornata di sole, e siamo a Merano (che io oggi chiamo piuttosto Meran/Merano).
io non e` che sono troppo contento: non solo bisogna arrivare in centro facendo due terzi di via Palade, prima fiancheggiando l'ippodromo a nord e le caserme o le case dei sottufficiali a sud, poi, voltando a nord, via Piave, che e` un tratto quasi altrettanto lungo, e riappare - questa volta a ovest - un angolo del grande spazio dell'ippodromo adivito a parcheggio: ci morirono dei turisti schiacciati nella loro tenda da un albero strappato dal vento, quando ci fu la tromba d'aria nel 1960; piu` avanti, sul lato orientale della strada, di fronte a case costruite da poco, ci sta ancora una grande prato pieno di meli (oggi ci sono le Terme); poi si passa il ponte sul torrente Passirio e si e` nella piazza principale, quella del Teatro; e questo sarebbe gia` il lungo percorso standard: ma per arrivare al ercato bisogna risalire ancora piu` a nord,  nel centro storico tenendosi a est la Merano medievale (non che io la sappia riconoscere, da bambino, come tale) e percorrere tutta via delle Corse - un nome che da solo vale un programma -, attraversare una delle vecchie porte della citta`: soltanto qui, tra via Karl Wolff e via Giuseppe Verdi - noi che ugualmente il mio io bambino ignora - si arriva finalente fra le bancarelle.
e io vorrei farmi stupido e innocente e chiedere a mia madre: va bene, mamma, questo e` il mercato di Merano, ma gli altri mercati dove sono?
mia madre potrebbe rispondermi: parli forse dei mercatini di Natale di Merano? non ci sono ancora, non li hanno ancora inventati...
e io penso che hanno dovuto chiamarli addirittura mercatini per invogliare la gente ad andarci.
pensate un po' se ci dicessero che ci sono i mercati di Natale, che confusione mentale, e che reazione di rigetto...
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effettivamente, tornando seri, i mercati fanno schifo come espressione, ma anche come sostanza.
provo a ricordarmi di avere compiuto da poco settant'anni, il che dovrebbe fare di me non un Peter Pan ansioso, ma un vecchio saggio, quasi un guru, e dunque provo a dirmi che tanto astio in me nasce soltanto dal rifiuto del principio di realta`.
il potere e` sempre esistito, mi dico, caro Mauro, e vale anche per te, caro lettore: i mercati sono soltanto una metafora del potere.
da sempre, da quando esiste, l'uomo sociale non e` mai stato astrattamente libero, a ha dovuto fare i conti con il potere: ce lo portiamo dentro di noi come specie almeno in parte gregaria: e il maschio o la femmina alfa esistono per ogni animale che vive in branco.
perfino nella mitica preistoria si costruivano le tombe celtiche come monumento alla diseguaglianza e vi si accuulavano dentro tesori di bronzo che erano stati accumulati grazie al lavoro di uomini servi, quando non schiavi del tutto; e il loro cuore forse is allargava anche allora a vedere le ricchezze dei principi di allora, come gode ora a seguire la vita luminosa dei vip consumata in un lusso per loro irraggiungibile.
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ma no, non e` cosi`.
i vip, i grandi attori e calciatori, i personaggi della tv e di internet, non sono i mercati: sono una loro parodia, un puro simbolo, anche se le loro ricchezze sono reali: ma non hanno niente di diverso dai manichini o burattini che nel teatrino dei pupi intrattengono i bambini con le storie, le battaglie e gli amori dei cavalieri e delle principesse.
sono vestite di raso, quelle che zampettano su quel proscenio, e hanno armature di latta i combattenti finti che giocano a fare i principi veri.
per quanto possano apparire veri a delle menti infantili, il loro potere e le loro storie sono soltanto favolette rispetto al potere reale dei mercati.
e soprattutto i mercati nascondono il loro vero volto: hanno un potere che e` migliaia o milioni di volte quello della grande star, a di solito neppure compaiono, a parte qualcuno di loro, si solito quelli delle grandi imprese informatiche - perche` questi hanno bisogno di popolarita`, altrimenti il pubblico fuggirebbe inorridito dalle loro trappole fatte di bit, dai loro luoghi ditortura mentale presentate come piacevole paese dei balocchi, dal loro pervasivo controllo poliziesco dei comportamenti, dal loro condizionamento delle menti.
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niente teatro dei burattini: i mercati non hanno volto, non abitano regge lussuose, non chiamano i celebri pittori a decorarle di affreschi e vivono senza parchi all'italiana o all'inglese dove stemperare con una natura artificiale il lusso dei loro corridoi dipinti con decorazioni in oro zecchino.
e quindi, no: i mercati non sono la forma oderna del potere dei capi tribu`, dei signori feudali, di principi ed imperatori che se lo traandavano di padre in figlio: non sono gli animali alfa che guidano il nostro branco umano.
sono altro: forse sono nati da questo contesto, ma ora sono diventati qualcosa d'altro, di non umano: disumano oppure subumano, comunque oltreumano, avrebbe detto Nietsche.
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si` lo so che qui dovrei fermarmi: come aspettarsi infatti che, se qualche eroe della lettura continuata e` arrivato fino a qui, abbia la forza di andare oltre?
e infatti mi fermo: me lo ordinano i mercati.
anche io, che tengo un blog, sono entrato nella logica dei mercati, infatti, sia pure qui soltanto un mercato virtuale che segue le leggi della domanda e dell'offerta.
quanta domanda c'e` di un post come questo? pochissima, forse proprio nessuna.
e quanta offerta? debordante, se dipendesse da me.
ma devo rispettare una delle leggi dei ercati, che e` il giusto rapporto fra la doanda e l'offerta.
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e` una legge impersonale, dite? che cosa me ne importa?
e proprio questa e` la caratteristica della moderna manifestazione del potere che chiamiamo mercati.
i mercati sono impersonali, non hanno volto, non sono mas chi ne` femine alfa: vogliono farsi obbedire senza metterci la faccia.
sono una potenza oscura, un Moloch che terrorizza soltanto, altro che capi branco.
sono e devono essere la proiezione delle nostre paure infantili, il lupo di Cappuccetto Rosso che stava accucciato di notte di fianco al mio letto bambino, sempre a Meran/Merano, appunto, mimetizzato in una sedia, e mi faceva svegliare urlando di terrore.

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dobbiamo svegliarci da questo sogno immondo, tornare alla realta`, voltarci al bracciolo della sedia che sembrava il muso del lupo e ridere della nostra paura.
questo sono i mercati, e questo loro essere senza volto rivela la loro vera natura di semplice incubo, e` il loro tallone d'Achille.
i mercati non sono il principio di realta`, sono la negazione stessa della realta`.